Dirigenza senza concorso? 

Un ritorno al passato che mina trasparenza e merito 

L’Associazione Dirigenti Giustizia esprime la propria contrarietà rispetto alle disposizioni introdotte dall’art. 11 dello schema di disegno di legge “Merito”, approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 marzo, che prevedono l’accesso alla dirigenza mediante “sviluppo di carriera”. Tale meccanismo, ove non radicalmente rivisto, appare in contrasto con il principio costituzionale del pubblico concorso, minando i criteri di trasparenza, imparzialità e merito nella selezione dei dirigenti pubblici. 

In particolare, si evidenziano le seguenti criticità: 

- L’introduzione di una quota del 30% di accesso alla dirigenza senza concorso costituisce una intollerabile eccezione al principio del concorso pubblico fondato sulla valutazione comparativa aperta a tutti i cittadini. 

- La procedura prevede una valutazione basata su indicatori ambigui e soggettivi, come i comportamenti organizzativi e le attitudini manageriali, con un elevato margine di discrezionalità. 

- Ogni amministrazione sarebbe chiamata a gestire autonomamente il processo selettivo, senza garanzie e criteri oggettivi e uniformi stabiliti a livello centrale. 

- La possibilità di accesso alla dirigenza attraverso percorsi interni rischia di creare un sistema autoreferenziale, precludendo opportunità a candidati esterni potenzialmente più qualificati. 

- Il nuovo meccanismo incentiva un utilizzo distorsivo e opportunistico della valutazione della performance per orientare gli esiti delle selezioni interne. 

Detto intervento si affianca al progressivo aumento dei dirigenti nominabili senza concorso ai sensi dell’art. 19, comma 6, del decreto legislativo 165 del 2001, recentemente accentuato dalla legge di bilancio 2025 con l’aggiunta di 10 unità nel Ministero della Giustizia. Questo ulteriore fenomeno rischia di: 

- Indebolire la trasparenza e il principio di selezione basata sul merito, favorendo nomine discrezionali rispetto a procedure competitive. 

- Compromettere la funzionalità dell’amministrazione giudiziaria, già esposta a tentativi di erosione dovuti alla presenza di magistrati che esercitano funzioni dirigenziali senza assumerne le corrispondenti responsabilità. 

- Ridurre l’indipendenza della dirigenza amministrativa, che, se composta in sensibili percentuali da soggetti non selezionati tramite concorso pubblico, risulterebbe meno solida nell’assicurare un’amministrazione efficiente ed equa. 

L'abolizione del sistema delle carriere e delle qualifiche funzionali, introdotta dalle riforme degli anni '90 con il D.Lgs. 29/1993 e consolidata dal D.Lgs. 165/2001, mirava a garantire una selezione dei dirigenti basata su criteri oggettivi e meritocratici. 

Tuttavia, le recenti disposizioni, che favoriscono l’accesso alla dirigenza tramite progressione interna o nomina discrezionale, rischiano di compromettere l’efficienza dell’amministrazione, riportando indietro di decenni il sistema di selezione. Questo non solo riduce la competitività, ma apre anche la strada a possibili indebite ingerenze. 

L’Associazione Dirigenti Giustizia, a riguardo, manifesta la disponibilità a un confronto istituzionale per garantire che il testo definitivo della norma rispetti i principi di imparzialità, trasparenza e merito nella selezione della dirigenza pubblica. 

Per il direttivo, il presidente 

Nicola Stellato